martedì 22 maggio 2012

esercizi di tirannide

"Mami tu no lavolo, tu con me, io no vollio andale asilo" (trad: mamma non voglio che tu vada al lavoro, resta con me, perchè ho deciso insindacabilmente che oggi non adrò all'asilo)
"Bibi, lo sai che ognuno ha i propri compiti. Io vado al lavoro, tu vai all'asilo e quando ci rivediamo nel pomeriggio sarà bellissimo"
"Nà" (trad: non dire scemenze)
"Bibi, ma ci pensi che noia a stare tutto il giorno con la mamma? All'asilo giochi con i tuoi amici, fate i lavoretti con le tempere e la pasta, fate i disegni, ballate e cantante. Tantissime cose interessanti"
"Nà nà" (trad: stai esagerando con le scemenze)
"Bibi, il lavoro e l'asilo sono due concetti insindacabili, sui quali non si possono fare ragionamenti, li devi prendere come un dato di fatto, non ci possono essere compromessi. E' così e basta, e soprattutto non voglio sentire lamentele al riguardo. Non sono disposta a cedere su questi due punti. Te ne devi fare una ragione. E basta."
"Ba bene, ola andale azilo" (trad: mi hai convinta, ora sono pronta ad andare all'asilo)

Lo so che la diplomazia indurrebbe a mettersi a tavolino, discutere, esporre le proprie opinioni, capire le opinioni dell'altro, trovare un compromesso nel quale entrambi i soggetti si sentano soddisfatti e nel quale entrambi i soggetti abbiano raggiunto alcuni degli obiettivi prefissati; ma io non sono diplomatica e  la santa pazienza non mi appartiene. Riconosco anche che l'esercizio dello stato assoluto, in certi casi, sfocia in tirannide, ma non è che una mamma può farsi anche pippementali sui concetti di filosofia politica. C'è rischio di pazzia, poi. Più di quanta se ne rischia normalmente, dico.

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