giovedì 28 giugno 2012

come un rospo (in gola)

Io non so se fra un tot di anni, quando faranno quei programmi di terza serata tipo la storia siamo noi, questi momenti li faranno vedere con effetto ottico psichedelico, colori fluo e acidi, con una colonna sonora strappalacrime in sottofondo. Se, in parallelismo, ci metteranno dietro le immagini di altri migranti di un secolo prima, in bianco e nero questa volta, con la loro valigia di cartone e musica ugualmente da subbuglio emozionale. E non so neanche se ci sarà una di quelle voci empatiche, con tono basso e rotondo, che spiegherà che in fodo negli anni non è poi cambiato molto. Ecco io proprio non lo so, e non so neanche se con il tempo tutto avrà un senso.
So solo che il cervello mi canta in loop l'estate sta finendo, che mi sento come se fossi a settembre, con quella luce troppo chiara e malinconica, i bagnini che chiudono gli ombrelloni sempre prima, il bikini scolorito da una estate di sole, la presa di coscienza che il tempo dell'anarchia estiva e della flemma cerebrale è conclusa. Sai che è finita, cerchi di darti un tono e non lasciarti prendere dal tango delle immagini belle, eppure c'è ogni parte di te che si aggrappa ancora a quei momenti.
Non so, in momenti come questi ci vorrebbe una tagliola che fa un zac netto, oppure una di quelle tecniche cinematografiche tipo l'evanescenza: finisce una scena e ne inizia un'altra di altro tipo. E lo spettatore si risparmia quel rospo in gola che fa su e giù, con conseguente voglia di piangere.
Perchè, mi sembra chiaro, io non so gestire tutto questo strascico di saluti, non so neppure gestire la mia collega che piange, e vorrei solo mi dicessero andrà tutto bene, non preoccuparti. E basta. Perchè ho un grossissimo rospo in gola, che fa su e giù e non so come altro dirlo.

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